“Iolanda e le altre”
Pare entrare nel vortice di un sogno leggero, colorato dalla grazia di figure antiche,garbate, lievi dotate di movenze e di leggiadria proprie dell’immaginifico del sogno; un sogno felliniano dove alla donna circense o a quella giunonica, si alternano danzatrici iberiche che infrangono l’aria con i loro nastri ondeggianti la loro sensualità.
Una vera chicca di grazia, buon gusto e tecnica sapiente che ha portato l’autore ad esprimere, in tutta la sua interezza, la passione verso la carta ed i suoi infiniti usi creativi, ivi compreso, la frammentazione colorata che dà vita al colore-calore stesso delle sue eteree o prorompenti creature.
E’ una visione raffinata che assembla vari prototipi di donna, come di uomini paladini, combattenti i draghi della mediocrità.
Poi le bambole, esse stesse stereotipi di donna-bambina, ingessate “mobilmente”in una crosta dal sapore del gesso o della cipria, ferme nella loro “movenza statica” e mobili nella parte degli arti inferiori.
Delicato, e per certi tratti sconvolgente,questo “teatrino-universo” di figure femminili e non, che nulla ha di stucchevole e tanto di onirico, a cui una forte passione come quella di Giorgio Bedei, una sapiente abilità tecnica e creativa, ed un gusto per la raffinatezza ha consentito il risultato che tutti possono ammirare ed apprezzare.
“Iolanda e le altre” è un delicato tuffarsi nella danza dell’anima della leggerezza
Anna Benzi
Ottobre 2015